La presentazione “ufficiale”, da parte del vescovo Vito, è avvenuta il giorno della festa dei consacrati in Cattedrale, il 2 febbraio. Erano pochi giorni che le Ancelle Eucaristiche erano arrivate a Rieti. Una situazione del tutto nuova per le suore di questa congregazione di origine napoletana, che finora non conoscevano affatto la città umbilicus Italiæ e neppure il pastore al cui servizio in episcopio venivano destinate. Ma sono arrivate con gioia, sentendosi ben accolte da subito, riferisce suor Maria Lola Bay, la responsabile della piccola comunità alla quale è affidata la gestione dell’appartamento vescovile.
Dalla Terra dei fuochi al mondo
A presentare le suore a don Vito è stato mons. Michelle Autuoro, che di Napoli è vescovo ausiliare. Ed è nell’arcidiocesi partenopea che la congregazione è nata, con il nome di “Pia Società delle Vergini Eucaristiche”, nel 1934, fondata da madre Maria Grazia Cicala. A Melito, popoloso comune campano fra le province di Napoli e Caserta, ha avuto origine la comunità. Qui si trova ancora la casa madre delle Ancelle, operanti anche nel capoluogo (con una casa di attività pastorale, oltre al servizio in episcopio) nonché, in Campania, anche a Quarto Flegreo, in diocesi di Pozzuoli, a Meta, nella Penisola Sorrentina, e a Nocera Inferiore, nel Salernitano. Sono presenti poi in Calabria, a San Marco Argentano, anche qui per il servizio in vescovado. Infine, da alcuni anni la congregazione ha aperto a Roma, al quartiere Aurelio, una sede come studentato internazionale e casa di procura.
A offrire numerose vocazioni sono le terre di missione in cui la congregazione è giunta nei decenni scorsi, nel continente asiatico e in quello africano, con diverse presenze in Indonesia e in Uganda, cui si è aggiunta di recente anche Timor Est. Proprio dall’Indonesia proviene suor Lola, assieme alla consorella suor Prima; a completare la famiglia a servizio dell’episcopio reatino, suor Grace, che viene dall’Uganda.
Un fiore dell’Indonesia
Suor Lola è stata fra le prime asiatiche ad abbracciare il carisma di questa fondazione napoletana che vide nel 2005 una religiosa molisana giungere nella sua isola: Flores, una delle Isole della Sonda, la parte orientale dell’immenso arcipelago indonesiano (fra esse anche l’isola di Bali, nota meta turistica). Ruteng è il nome della cittadina da dove la novizia partì nel 2006 per venire in Italia. La sua famiglia, tre fratelli e una sorella, è ancora lì nell’isola il cui nome significa “Fiori” in portoghese, la lingua dei colonizzatori alternatisi con gli olandesi nell’arcipelago indonesiano, in seguito ai quali giunsero i missionari che portarono in quelle isole il messaggio evangelico. Oggi a Flores gran parte degli abitanti professa la fede cattolica, a differenza della maggioranza della popolazione dell’Indonesia in cui prevale l’Islam (è lo stato che conta il maggior numero di musulmani al mondo). Anche le origini familiari di suor Lola sono islamiche, fino ai bisnonni. Fu mio nonno a convertirsi al cristianesimo, ma non gli ho mai chiesto perché…».
Del resto non è che fosse così importante saperlo: per loro è sempre stato normale vivere fianco a fianco, cristiani e musulmani, fra parenti, racconta la gioviale suora, ci si ritrovava tranquillamente a tavola insieme, cucinando ciascuno i propri cibi per conto proprio secondo le rispettive tradizioni religiose ma poi convivendo la mensa senza problemi. «E quindi ero naturalmente abituata alla diversità vissuta come ricchezza»: nessun problema perciò a vivere l’appartenenza a una congregazione ormai internazionale. Fra il 2011 e il 2014 suor Lola è stata in missione in Uganda, dove le religiose hanno già impiantato quattro comunità che operano a fondo nell’educazione e nella sanità, oltre a darsi tanto da fare per garantire l’acqua (gli aiuti dei benefattori sono in gran parte destinati a scavare pozzi). Vocazioni stanno giungendo anche da altri Paesi africani come Kenya e Repubblica Democratica del Congo (nelle prime settimane, in attesa della definitiva sistemazione della comunità, suor Lola ha avuto accanto a Rieti una consorella congolese).
Dopo l’esperienza africana, per suor Lola il ritorno in Italia, un po’ a Roma, per corsi di formazione al Teresianum, poi a Napoli. Non che la missione in terra campana sia più semplice, riferisce la religiosa. La casa madre, a Mileto, si trova in piena “Terra dei fuochi”, una realtà assai difficile, lavorando con bambini che spesso hanno bisogno di tutto e famiglie afflitte da mille problemi. Qualche anno fa ha attirato la curiosità di più di un giornalista la scelta della madre generale di proporre, per le suore e per le donne del posto, un corso di autodifesa: lì anche camminare per le strade non è una cosa che si possa fare in tutta tranquillità.
Preghiera e servizio
Mai si sarebbe aspettata di venire nella sonnecchiosa Rieti, dove la giornata trascorre tranquilla: sveglia alle cinque e mezza del mattino, lodi e meditazione, alle otto la Messa, celebrata in cappella con monsignor Piccinonna quando c’è, oppure le suore scendono in Cattedrale. Poi ci si divide tra i vari servizi e gli impegni personali anche di studio (per suor Grace, anglofona, c’è da imparare bene l’italiano). La vita spirituale la condividono spesso con le suore francescane a Casa Santa Lucia: con loro vivono il ritiro mensile guidato da don Paolo, le confessioni, la formazione. «Una grande accoglienza e per qualunque necessità un grande aiuto da parte loro, così come delle suore del Divino Amore, dei sacerdoti e diaconi delle parrocchie del centro storico. Ci siamo sentite subito a casa, sin dal primo momento».
E poi gli incontri con l’Usmi diocesana assieme a tutte le altre comunità femminili di questa terra che non conoscevano affatto: le era capitato, racconta suor Lola, di visitare luoghi sacri come Assisi, Montecassino, Casamari, ma ignoravano del tutto la Valle Santa. «Avremo tutto il tempo per visitare con calma i santuari francescani: intanto stiamo conoscendo la città», che trova aperta e accogliente, a dispetto di quanto diversi reatini affermano di sé. Tutto sta come ci si pone: grande gentilezza ho trovato nei negozianti e in tutti coloro che incontriamo», anche magari tra gli adolescenti che stazionano fra il McDonald’s e il Perseo da cui non te lo aspetteresti: Le mie consorelle sono rimaste colpite quando, uscendo dal supermercato con le buste della spesa piene, alcuni ragazzi, spontaneamente, si sono offerti di aiutarci a portarle. Basta avere un po’ di approccio cordiale, disporsi con simpatia, e le cose vanno bene!».
Insomma, contente di essere qui, «grate al vescovo e alla diocesi che ci ha accolto». Detto sinceramente e col sorriso.