Maestre Pie Venerini

Delle figlie di Rosa Venerini, presenza storica in città, resta attiva a Rieti la casa di via Pietro Boschi, con l’impegno educativo nella scuola dell’infanzia e insieme una comunità di suore anziane

Una presenza storica, a Rieti, quella delle Maestre Pie Venerini, nata (come riferiamo in basso) a metà del Settecento con l’attività educativa portata avanti al convitto San Paolo. Fu proprio con gli accantonamenti delle rette di San Paolo che, alla fine degli anni Cinquanta, le eredi del carisma veneriniano edificarono una nuova casa nell’allora nascente quartiere di Regina Pacis.

Nel 1959 la posa della prima pietra per l’edificio a pochi passi dal complesso parrocchiale anch’esso ai primordi, dove l’intenzione iniziale era di avviarvi un istituto tecnico femminile. Quella che poi invece nacque fu una scuola materna. E tanti sono state, dagli anni Sessanta in poi, le famiglie reatine, del quartiere e non solo, che hanno potuto conoscere l’impegno educativo delle Maestre Pie nello stabile di via Pietro Boschi, in cui per diversi anni, fino al 1995, è stata ospitata anche la sezione turistica dell’Istituto professionale alberghiero, frequentato, oltre che da alunne esterne, da diverse ragazze che erano ospitate nell’edificio come collegiali.

Oggi alla casa di via Pietro Boschi prosegue l’impegno della scuola dell’infanzia paritaria intitolata a Rosa Venerini, canonizzata nel 2006. Con i bambini della scuola operano, assieme a due maestre laiche, suor Maddalena, romena, e suor Viviana, africana del Benin.
Alla guida della comunità la superiora suor Elisabeth, brasiliana. Da un paio d’anni è giunta nella comunità suor Felicia, anch’essa romena, impegnata nell’insegnamento della religione al Liceo classico e all’artistico.

Poi ci sono le otto suore anziane: Filomena, Maria Luisa, Giuseppina, Maria, Nicoletta, Vincenzina, Giuseppina, Eralda. La loro “missione” è oggi solo quella della preghiera. Non manca, per chi è ancora in forze, l’impegno in parrocchia, che con la ripresa della vita pastorale dopo la pandemia le religiose sperano di poter intensificare.

Altre tre case a rieti in passato
Risale a metà del XVIII secolo la presenza a Rieti delle Maestre Pie, che giunsero in città nel 1745, chiamate dal vescovo Camarda, che assegnò loro la sede di San Paolo, lasciata dai padri Dottrinari. Lo storico convitto vi funzionò fino a tempi recenti, accogliendo molte collegiali dai paesi della provincia. A lungo vi funzionarono anche le scuole parificate, elementare e materna. Negli ultimi tempi vi era rimasta solo una comunità di suore anziane, finché la congregazione ha unificato tutto alla casa di via Pietro Boschi e il complesso è stato venduto a privati.

Nel 1872 alle Maestre Pie Venerini il Comune concesse l’ex monastero di San Benedetto, al principio di via Nuova, dove suor Teresa Roselli diede vita alla Scuola Normale Femminile per la formazione delle maestre elementari: in pratica l’antenato dell’Istituto Magistrale. Una volta istituito quest’ultimo, a San Benedetto le figlie di Rosa Venerini continuarono a gestirvi il convitto femminile, la scuola elementare e il tirocinio per le alunne del Magistrale, restandovi fino al 1971.

A fine Ottocento, fu affidata alle Maestre Pie anche la Casa Pia di San Davide, sempre in via Nuova, dove gestirono per alcuni decenni l’orfanotrofio femminile.

La fondatrice
Le Maestre Pie sono le eredi del carisma di Rosa Venerini: la “seconda santa Rosa da Viterbo”, vissuta tra la seconda metà del XVII e la prima metà del XVIII secolo. Figlia spirituale dei Gesuiti, fu l’antesignana dell’istruzione femminile in Italia, a partire dalla prima scuola aperta nella sua Viterbo nel 1685

Da «Frontiera» numero 24 del 25 giugno 2021.

Dove trovare «Frontiera»

«Frontiera» si può acquistare nelle edicole della città (una copia 2 euro) o ricevere in abbonamento postale. Per sottoscrivere o rinnovare l’abbonamento occorre versare 35 euro sul conto corrente postale 10 51 57 44 22 intestato a Progetto Missione IS scrivendo “Abbonamento Frontiera” nella causale e specificando nome, cognome, codice fiscale e indirizzo di consegna. Dopo aver svolto l’operazione all’Ufficio Postale è possibile inviare la ricevuta via Whatsapp al numero 351 871 5052 per velocizzare l’inserimento nell’elenco abbonati e ricevere la prima edizione disponibile. In alternativa è possibile effettuare il versamento tramite bonifico bancario: l’Iban è IT 06 R 07601 14600 001051574422. Il giornale può essere letto anche tramite computer e dispositivi mobili scaricando l’app “Frontiera” da Google Play e Apple App Store.